Dopo la COP28, cosa resterà per l’ambiente?
Non possiamo rassegnarci e pensare che questa COP28 a Dubai non servirà a nulla.
È vero che è ospitata da uno dei paesi maggiori produttori mondiali di petrolio, gli Emirati Arabi, che è presieduta da un sultano, magnate dell’energia da fonti fossili, Ahamed al Jaber, che dichiara di voler ridurre le emissioni climalteranti senza necessariamente ridurre estrazione e uso dei combustibili fossili.
È altrettanto vero che alla Conferenza stanno partecipando 197 stati, è la più partecipata di sempre, e che dove c’è volontà si possono raggiungere risultati significativi se si sceglierà la transizione verso le energie pulite per fermare il riscaldamento globale causato della crisi climatica.
Già un risultato c’è stato nel primo giorno della COP28 con l’approvazione dell’entrata in funzione del fondo “Loss & damage” (perdite e danni) per aiutare i paesi più esposti e vulnerabili dell’Africa a mitigare e contrastare gli effetti della crisi climatica. Dobbiamo sperare adesso che nelle casse dei paesi “ricchi”, svuotate dalle spese militari, ci siano risorse per finanziare la giustizia climatica!
Si deve superare la logica dell’apparire sensibili al problema e allo stesso tempo non avere il coraggio di attuare cambiamenti sostanziali per contrastare i cambiamenti climatici che pesano sull’Africa e i sud del mondo. È necessario agire, sostenere e diffondere la cooperazione allo sviluppo per essere a fianco dei poveri della terra che stanno pagando il conto, e per la salvaguardia del creato.
Il senso dell’operare del CEFA si ritrova in West Pokot, in Kenya, nell’incontro nel tra Irene Sciurpa e le donne di uno dei villaggi con cui stiamo costruendo un acquedotto, nell’incontro tra Erika Ramanzini e le famiglie dei villaggi colpiti dal terremoto nell’Alto Atlante in Marocco.
In questi incontri si realizza la cooperazione tra i popoli, in questi incontri si sperimenta la capacità delle persone di lavorare insieme per il bene comune che è altra cosa rispetto alla volontà di potenza delle nazioni e alla ricerca del profitto delle multinazionali.
Continuiamo a fare la nostra parte, l’esempio sarà contagioso, per le persone e per contrastare la crisi climatica dal basso.
Un saluto di pace
Raoul Mosconi – Presidente CEFA