Testimonianze

Il villaggio di Matembwe: la storia di un cambiamento

25 Gennaio 2024

    Di Piero Menegozzo

    Dopo alcuni anni di assenza, ad agosto sono tornato a Matembwe, Tanzania, luogo dove alla fine degli anni ‘80, insieme a mia moglie Flora, ho avuto la fortuna di fare il volontario con il CEFA. Rientrare nei luoghi in cui, in giovane età, abbiamo vissuto un’esperienza che ci ha cambiato la vita, significa ripercorrere con la memoria luoghi e avventure, incontrare persone e avvertire che il tempo e la lontananza non  hanno scalfito le relazioni e le amicizie. Ma c’è una seconda emozione che condiziona fortemente il viaggio: realizzare il grande cambiamento che il villaggio di Matembwe e di Ikondo, insieme a tutto il territorio limitrofo, hanno avuto.

    In passato, arrivando da ovest nelle ore serali, con il sole che illuminava la collina che accoglie Matembwe, si scorgevano nettamente le strutture del progetto del CEFA, con il capannone ed i silos per lo stoccaggio dei cereali. Oggi, con la progressiva costruzione di edifici più alti, ormai sostituti delle capanne, e con la presenza di un’antenna per la telefonia, le strutture del CEFA si confondono sulla linea dell’orizzonte, tanto da richiedere un occhio attento per cercarle. Un occhio esperto che nota, sempre all’imbrunire, il numero esiguo di donne che trasportano i fasci di legna sulla testa per il fuoco, grazie all’aumento dei trattori in circolo che consente il trasporto e la riserva di legname fuori di casa. Oggi, né bambini e bambine né donne si incontrano con il secchio di acqua attinta lontano da casa, ma è facile notare una fontana di contrada o, in alcuni casi, il rubinetto nelle abitazioni. Arrivando al villaggio, si viene accolti da un brulicare di attività e, addirittura, dalla presenza di due distributori di carburante, presenza non da poco per me che, in passato, dovevo partire con le taniche di carburante di scorta nella Land Rover. E ancora, vedere che il paese ha una scuola secondaria e un buon servizio, è certamente una soddisfazione.

    Ciò che veramente mi ha  dato soddisfazione è stato constatare che la struttura trainante di questo cambiamento è stato il CEFA, che 40 anni fa ha dato avvio ai suoi progetti attraverso Francesco e Marcella. Loro per primi, insieme a tutti e a tutte coloro che si sono impegnati nel corso degli anni, non si sarebbero immaginati la Matembwe Village Company sarebbe durata tanto e che, nel 2023, svolgesse ancora un ruolo economico e sociale così importante. Dal 1989 il consiglio di amministrazione è composto esclusivamente da rappresentanti delle istituzioni locali con John Kamonga, che svolge la funzione di direttore. Il CEFA ha accompagnato il progetto nel corso degli anni, sostenendo in particolar modo il forte incremento degli investimenti sull’elettrificazione rurale. Parallelamente, per la parte agroindustriale, che consiste nell’allevamento e vendita di pulcini e mangime la Company, ha sempre operato, fin dagli anni ’80, con risorse proprie. Oggi, insieme alla parte agricola, che comprende un’importate componente di forestazione e alla parte industriale, la Company gestisce due centrali idroelettriche che forniscono energia a 10 paesi. L’impatto sullo sviluppo degli interventi idroelettrici viene spesso sottovalutata, ma lo stesso John Kamonga continua a rimarcare l’alto valore sociale di questi progetti che permettono di avere acquedotti efficienti e con acqua potabile nei villaggi, dispensari ed ambulatori, con garanzia della catena del freddo e conservazione di farmaci e vaccini, mulini che lavorano a costi inferiori rispetto a quelli a gasolio, possibilità di utilizzo di elettricità ad uso domestico.

    I risultati di questo progetto sono particolarmente evidenti ad Ikondo, villaggio le cui condizioni, all’arrivo del CEFA, erano di povertà estrema con la esclusiva presenza di capanne da un lato, e l’assenza di collegamenti dall’altro. Oggi Ikondo è un paese di grosse dimensioni, con energia ed acqua potabile, asili, 2 scuole elementari, un dispensario di grosse dimensione ed una strada che permette il transito degli autobus. Si è sviluppata un’agricoltura più efficiente e produttiva, non solo di sussistenza, che permette alle famiglie accesso alle risorse per curarsi, ad un’istruzione dei figli e delle figlie che vada oltre la scuola primaria, e all’investimento in abitazioni più confortevoli e salubri. Rispetto alle emergenze e alle povertà che affliggono il continente Africano, tutto questo sembra piccolo, e a volte  anche  progetti  in cui si è profuso impegno economico e grandi fatiche personali possono aver dato dei risultati insoddisfacenti. Ma nella storia del CEFA, Matembwe ed Ikondo rimangono due esempi   positivi e significativi anche sul piano metodologico, une metodologia che già Giovanni Bersani aveva posto a fondamento dell’agire del CEFA.

    Tra tutti i cambiamenti, due cose rimangono uguali: il riconoscimento di pari dignità tra donatori e beneficiari ed il convincimento che le comunità locali sono le vere protagoniste dello sviluppo.