Progetti

Studiare, coltivare, resistere: gli orti delle scuole trasformano la Tanzania

29/05/2025

    Di Elena Sofia Mondello

    Iringa deriva dalla parola lilinga, che in lingua hehe significa “forte“, un significato che si addice completamente alla popolazione della regione. La forza e la resilienza ad una crisi climatica persistente è visibile, come lo è la determinazione delle persone che di questa crisi subiscono gli effetti peggiori. Nelle ore che ci separano da Mufindi, Saif mi racconta alcune curiosità sulla Tanzania, mi dice che in questi giorni si svolgono le elezioni, mi racconta di come le piogge siano cambiate rispetto a qualche anno fa, e poi mi parla dei suoi studi, del suo lavoro con il CEFA, che va avanti da anni. Il tempo vola tra i suoi racconti e i paesaggi che incrociamo lungo la strada.

    Arrivati a Mufindi, dove parleremo con alcuni beneficiari, incontriamo Maurizia, Arturo e Rehema, i due servizio civilisti e la responsabile sul campo del progetto. L’atmosfera è fin da subito allegra. C’è una forte voglia di incontrare le persone, conoscere le storie di chi questo progetto lo ha “ricevuto”, ma che ne è il cuore pulsante. Iniziamo così quella che poi si rivelerà una lunga giornata di staffetta tra un punto all’altro del villaggio.

    Quiz sugli orti in Tanzania

    1 / 4

    Fino che età la scuola è obbligatoria in Tanzania?

    2 / 4

    Perché è importante promuovere gli orti nelle scuole della Tanzania?

    3 / 4

    Cosa si coltiva nelle scuole in Tanzania?

    4 / 4

    In Italia c'è in media 1 insegnante ogni 11 studenti.
    E nelle zone rurali della Tanzania?

    Your score is

    0%

    La Gender e Youth Committee che incontriamo oggi si occupa di api; la rappresentante ci racconta di come il cambiamento climatico abbia rallentato la crescita del loro progetto, essendo le api vittime della crisi. Ci portano a vedere anche loro le arnie, ma queste sono più difficili da raggiungere. Nonostante le evidenti difficoltà del caso, però, vederli così felici di poterci mostrare qualcosa che hanno voluto e costruito con tanto desiderio, ci spinge a continuare la nostra avventura tra la vegetazione tanzana, fino a raggiungerle. Il sorriso di vedermi arrivare fin lì e gli applausi al nostro rientro mi hanno dato la carica per il resto di quella lunga giornata.

    Prima della scuola di Idetero, abbiamo incontrato Salvina, una donna del posto che ha ricevuto la formazione come referente nutrizionale; nei suoi racconti, parla entusiasta di come la formazione le abbia cambiato la vita, di come adesso la sua salute sia migliorate, e di come sia pronta a espandere la sua conoscenza anche alle altre persone del villaggio.

    Quando le abbiamo consegnato il libro del progetto, sorrideva felice e soddisfatta.

    Come per la scuola di Manyunyu, altre due scuole hanno ricevuto i kit agricoli e i polli; in entrambi i casi siamo stati accolti dal vociare degli studenti e le studentesse, dalle loro risate e gli sguardi curiosi. Anche il corpo insegnanti era entusiasta di trovarci lì e poter raccontare quanto credano nella sostenibilità di un progetto del genere.

    In una delle due scuole, quella di Kibao, abbiamo vissuto un momento che mi ricorderò per sempre: una volta finite le interviste, siamo andati a prendere una mucca per la scuola. I civilisti, entusiasti di questa consegna, mi hanno raccontato che questa mucca era stata richiesta espressamente dalla rappresentante degli studenti e delle studentesse.

    Non dimenticherò mai la sua faccia soddisfatta mentre i suoi insegnanti firmavano il foglio di consegna.

    Ecco, questo incontro in questa scuola avvenuto per primo, mi piace riportarlo alla fine per chiudere un po’ questo racconto come fosse un cerchio: la forza di Iringa è in questa ragazza che ha richiesto qualcosa con determinazione, è la forza di Salvina che felice legge il suo libro, è la forza dei membri della cooperativa delle arnie che ogni giorno attraversa un boschetto per continuare a produrre miele, ed è la forza degli studenti, delle studentesse, degli insegnanti, che ogni giorno continuano a credere nel valore della formazione e dell’istruzione.

    Abbiamo ancora bisogno di cooperare, nonostante le difficoltà che il mondo sembra metterci davanti. 

    In Tanzania il 39% dei bambini e delle bambine sotto i 5 anni sono malnutriti (dati ONU). Malnutrizione significa carenza di sostanze nutritive, e influisce negativamente sullo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini e delle bambine, portando a gravi conseguenze in età adulta.

    Gli ortaggi, le uova e tutto ciò che nascerà dal tuo dono, non solo aiuteranno a prevenire la malnutrizione, ma diventeranno anche una fonte di speranza e dignità, garantendo un piccolo reddito grazie alla vendita del raccolto e delle uova in eccesso.