Padre Angelo Cavagna
Prete operaio ed esponente di spicco della nonviolenza, Padre Angelo Cavagna è stato uno dei primi promotori dell’obiezione di coscienza in Italia negli anni 70.
Nel 1977 fonda il GAVCI (Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia) come alternativa al servizio militare in Italia.
Incontra poi Giovanni Bersani, con cui inizia una lunga e proficua collaborazione.
Padre Angelo Cavagna, grande umanità, apertura, accoglienza e generosità
di Marco Benassi – direttore CEFA dal 1984 al 2012
Ricordo bene quando alle fine degli anni 70 conobbi Padre Angelo Cavagna. Io giovane universitario coinvolto da Giovanni Bersani a collaborare nella sua segreteria e in quella delle coop. agricole (CICA). Dopo breve tempo, dopo avermi lungamente parlato nei viaggi che facemmo insieme, mi aprì uno scenario che diversamente non avrei certo avuto: mi presentò a P. Angelo e Francesco Tosi, poi Gabriele, Luca e altri amici che sono la storia del CEFA e cominciai a collaborare come volontario presso la sede.
Di P. Angelo mi colpì da subito la grande umanità, apertura, accoglienza e generosità, uomo di relazione e di grande fermezza sui valori e sui principi, con un grande senso di corresponsabilità davanti alle mancanze di dignità del mondo, qui da noi e verso i lontani. Uno dei padri fondatori in Italia del movimento per l’Obiezione di coscienza al servizio militare, dove i primi anni non sono stati certo facili per le scelte che richiedeva, da subito portò questi suoi ideali di pace all’interno del GAVCI e del CEFA.
Questi valori, la pace e la nonviolenza, hanno contribuito a permeare e completare l’identità del CEFA. Oltre dieci anni fa il CEFA non esitò a percorrere la strada del Servizio Civile Universale (legge figlia di quella sull’obiezione di coscienza) che offre oggi a tanti giovani un’opportunità e un motivo di riflessione che nel tempo si era un po’ assopito nel mondo della cooperazione internazionale e per il quale P. Angelo si era sempre battuto con forte e coraggiosa determinazione.
Era solito richiamarci a quella che lui indicava come “doppia responsabilità”, “la cartina di tornasole del nostro impegno”: da un lato il percorso dei progetti di sviluppo con le comunità di diversi Paesi in Africa (allora Congo, Tanzania e Kenya) e dall’altro l’impegno qui sul territorio, per diffondere i principi della pace e di uno sviluppo sostenibile come facce della stessa medaglia, condizioni di possibilità l’una dell’altro.
Mi ha sempre colpito, nel tempo, questo singolare binomio: P. Angelo e Giovanni Bersani, persone profondamente diverse ma accomunate dalla capacità di cogliere un bene di cui pochi sono stati capaci e costruire un percorso che ha in questi 50 anni generato processi profondi nelle persone. Questo pensiero ancora mi emoziona profondamente e sono grato a chi me lo ispira. Sono stati uomini di profonda spiritualità e di fede concreta, ognuno con i propri limiti, ma persone di bene, capaci di coniugare l’altezza degli ideali con il realismo della Storia.
Mi piace terminare con l’augurio, quasi una acclamazione, che P. Angelo con il suo vocione sonoro esclamava quando ci incontrava “Buongiorno per tutto il giorno!”.

