Emilia Romagna, più di un mese dopo l’alluvione: che cosa è cambiato?
È trascorso più di un mese dall’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna. Come CEFA ci siamo immediatamente mobilitati e abbiamo iniziato una raccolta fondi per sostenere la ricostruzione del quartiere Romiti di Forlì. Per comprendere come la situazione sia cambiata e conoscere le esigenze delle persone oggi, abbiamo avuto il modo di parlare con Giorgia Picchi, un’insegnante di una scuola del quartiere Romiti.
Giorgia ha vissuto in prima persona gli effetti devastanti dell’alluvione, e ci ha raccontato come le necessità delle persone colpite sono cambiate di giorno in giorno. Oggi a Forlì, come nel resto dell’Emilia Romagna, si continua duramente a lavorare con la speranza di poter tornare presto alla normalità.


Quali sono state le prime azioni che come quartiere avete dovuto mettere in campo?
Dopo l’alluvione, abbiamo dovuto affrontare un’urgenza immediata per far fronte alle necessità più concrete. Il quartiere Romiti è stato duramente colpito, con l’acqua che ha raggiunto altezze fino a 4 metri in alcuni punti, lasciando molte persone intrappolate nelle proprie case per giorni senza luce né acqua. Ma il quartiere si è subito attivato grazie alla collaborazione dei volontari e della parrocchia. È stato subito istituito un centro di distribuzione di beni di prima necessità presso il palazzetto dello sport, dove i volontari indirizzavano gli aiuti verso le zone più bisognose.
E all’inizio quali erano le priorità?
La prima cosa è stata distribuire beni alle persone colpite. È stato un momento di grande impegno, e ho visto come le necessità cambiano quotidianamente. All’inizio, era fondamentale fornire acqua e pasti direttamente alle persone che non potevano uscire dalle proprie abitazioni. Successivamente, le persone hanno iniziato a pulire le case e a progettare il ritorno.

Oggi com’è cambiata invece la situazione?
Molte persone si trovano ancora fuori casa, ospiti di amici e parenti o costrette a prendere in affitto abitazioni al di fuori del quartiere. È essenziale sostenere queste persone per preservare il legame con il proprio territorio. Queste persone rimarranno fuori di casa per mesi.
Quali sono le esigenze più urgenti in questo momento?
È importante fornire un supporto materiale ed economico alle persone colpite. Molte hanno perso le proprie attività, le automobili e altri beni, senza poter contare su risarcimenti adeguati. Inoltre, molte strutture, come cantine e garage, non saranno considerate per i risarcimenti, ma le persone coinvolte dovranno continuare a vivere, spostarsi e lavorare.

Come è stata influenzata la comunità scolastica da questa situazione?
Durante i giorni di chiusura della scuola, è stato attivato un centro di aggregazione per i bambini colpiti dall’alluvione. Ciò ha permesso loro di trascorrere giornate in un ambiente sicuro. La scuola ha cercato di concludere l’anno nel miglior modo possibile, soprattutto per gli studenti che dovevano affrontare l’esame di terza media, poi ridotto solo a un esame orale. Al momento, stiamo raccogliendo donazioni per l’acquisto di libri e materiali didattici per affrontare le necessità che si presenteranno a settembre e ottobre.
Come possiamo sostenere le persone colpite dall’alluvione?
È fondamentale offrire un aiuto costante e mirato alle famiglie colpite, alle scuole e alle attività commerciali. Concentriamoci sugli interventi strutturali per aiutare le famiglie a ricostruire le proprie case e le attività commerciali a ripartire. Inoltre, prestiamo attenzione alle piccole attività commerciali che necessitano di aiuto per sopravvivere a questa difficile situazione.

