La vittoria di Noboa in Ecuador e le prospettive future
Il 15 ottobre 2023 si è tenuto l’ultimo turno elettorale per le presidenziali in Ecuador; a seguito del referendum del 20 agosto 2023 sullo stop alle trivellazioni, dove oltre il 60% della popolazione aveva votato affinché l’impresa nazionale Petroecuador fermasse l’estrazione nelle aree di Ishpingo, Tambococha e Tiputini del Yasunì, l’attenzione per l’esito del ballottaggio è stata alta.
Per capire meglio come il risultato di questa elezione possa influenzare l’esito del referendum e avere conseguenze sulla vita delle popolazioni locali, abbiamo parlato con Andrea Cianferoni, responsabile dei progetti CEFA in Ecuador:
In questo momento in Ecuador si sta vivendo un momento di profonda incertezza. La crisi economica si sta acutizzando e la sensazione di molti, è che il paese, a causa della debilità istituzionale, sia di fatto in mano a bande criminali che si dedicano al narcotraffico e la estorsione. É comune il pensiero che uno dei principali problemi del Paese sia la corruzione e per questo la fiducia verso le istituzioni pubbliche è ai minimi storici.
Sul nuovo presidente eletto, Andrea ci racconta:

Il nuovo presidente eletto, Noboa, è per molti un mistero, un giovane impresario con un programma elettorale chiaramente di destra, conosciuto soprattutto per essere figlio di Alvaro Noboa, una delle persone più ricche dell’Ecuador, referente di grandi gruppi di imprese, che per 5 volte ha cercato di essere eletto come Presidente senza mai riuscirci. Al primo tentativo, a sorpresa, il figlio ha superato il padre.
L’elezione di Noboa avviene in un momento delicato per l’Ecuador, dove le crisi si susseguono senza sosta.
Il Paese sta attraversando molteplici crisi, la più recente è quella energetica. Ogni giorno l’impresa elettrica nazionale è costretta a staccare la luce per due ore a causa di problemi alla generazione elettrica provocati da un lato dalla siccità che non permette alle centrali idroelettriche di funzionare a pieno regime, e dall’altro da una mancanza di mantenimento alle centrali termoelettriche e della rete di distribuzione. Di fronte alle molteplici crisi molti settori dell’Ecuador chiedono che il nuovo presidente eletto parli, ma per il momento non c’è stato nessun pronunciamento a riguardo. Lo stato d’animo della società ecuadoriana è di stanchezza, paura e apatia. La presidenza di Lasso si conclude consegnando al nuovo presidente un paese in una crisi profonda e la maggior parte della popolazione, anche quella che ha votato per Noboa, non è convinta che in un anno e mezzo, il tempo che durerà la prossima legislatura, in nuovo governo riuscirà a risolvere i problemi più importante che vive il paese. Un anno e mezzo che probabilmente sarà diviso in 8 mesi di reale governo e 10 mesi di campagna elettorale per le seguenti elezioni.
Il problema principale ad oggi si conferma la corruzione e la criminalità organizzata, come ci dice lo stesso Andrea:
Uno dei maggiori mali che affligge la Repubblica ecuadoriana è la criminalità organizzata e la sua penetrazione nell’apparato di sicurezza dello Stato costituisce una delle maggiori minacce all’integrità dello Stato. Atti di violenza politica, come l’omicidio del sindaco di Manta, Agustín Intriago, e del candidato alla presidenza, Fernando Villavicencio, sono un sintomo della vulnerabilità dello Stato. Il futuro è incerto con nubi tempestose all’orizzonte. Si aspettano momenti complessi per l’Ecuador, con un’economia stagnante, uno Stato debole e una società fratturata.
In merito al referendum di agosto, Andrea ci spiega i futuri passi che il governo dovrebbe intraprendere nei prossimi mesi:
A seguito del referendum, il governo dell’Ecuador nei prossimi 18 mesi deve interrompere le attività di estrazione e smantellare completamente tutte le istallazioni e operazioni nel Blocco 43-ITT (acronimo di Ishpingo, Tambococha e Tiputini), un giacimento di greggio che occupa un’area di quasi 2.000 ettari all’interno del Parco Nazionale Yasuni. L’area, oltre ad essere una delle zone con maggiore biodiversità del mondo, ospita le popolazioni indigene Waorani, Kichwa e Shuar e confina con le terre di altre popolazioni in isolamento volontario (Tagaeri e Taromenani).

Questo referendum, che ha visto la vittoria del “sì Yasunì“, conferma la volontà di proteggere la foresta amazzonica ecuadoriana dalle imprese petrolifere, una volontà chiara della popolazione che sembra però scontrarsi con l’apparato governativo:
Il problema è che il presidente uscente Guillermo Lasso ha dimostrato voler ignorare la decisione popolare e, in una riunione che ha mantenuto il 5 settembre con i delegati delle comunità indigene locali preoccupate per gli effetti economici generati dello stop allo sfruttamento del petrolio ha detto “Non vogliamo che la produzione del Blocco 43 finisca. Non vogliamo e non sosterremo né affretteremo alcuna procedura” affermando che la strategia del governo per impedire l’attuazione del referendum sarà quella di sostenere che è “inapplicabile”. Noboa si era espresso a favore di lasciare il petrolio nel sottosuolo ma, considerando la crisi economica che vive il paese, e la ricchezza dei giacimenti del Blocco 43, a futuro ci potremmo aspettare qualche sorpresa, magari anche solo ritardi nell’attuazione della decisione popolare.
La speranza, oggi, è che l’esito del referendum possa vedere la sua attuazione il prima possibile, ricordando ancora una volta la necessità di riconoscere il diritto all’ambiente salubre come diritto umano essenziale.