Istituzionali

Un legame speciale fra Papa Francesco e l’Africa

23 Aprile 2025

    Di Vera Negri Zamagni – Vicepresidente CEFA

    L’Africa sta finalmente uscendo dal cono d’ombra che l’aveva emarginata per tanti secoli dalle principali vicende mondiali e ci sta sorprendendo da vari angoli visuali: la sua capacità di riprendere in mano i propri destini sia sul piano politico sia su quello economico si sta rafforzando (anche se ci sono ancora focolai di pesanti conflitti), la sua presenza demografica a livello mondiale sta diventando sempre più importante, mentre il radicamento popolare delle due principali religioni mondiali – l’islamismo, soprattutto nella fascia nord del continente, e il cristianesimo, la religione predominante nell’africa Subsahariana – sta diventando un fenomeno permanente e inaspettato. 

    Ciò non era certo sfuggito a papa Francesco, che ha dedicato all’Africa un’attenzione affatto speciale nei suoi numerosi viaggi, dedicandole cinque visite dal significato pregnante. La prima effettuata nel 2015 in Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana vide l’apertura in quest’ultimo paese della Porta Santa del Giubileo della Misericordia del 2015 nella cattedrale di Bangui, prima che avvenisse l’apertura della porta di San Pietro. Era un segno che il Papa voleva dare di superamento delle violenze, soprattutto quelle interreligiose. La seconda visita fu quella effettuata nel 2017 in Egitto, in occasione di una conferenza internazionale sulla pace promossa dall’Università di Al-Azhar del Cairo, dove il papa si scagliò contro ogni forma di fondamentalismo religioso, un tema che informò anche la terza visita del Papa in Africa, quella in Marocco del marzo 2019, che venne incentrata sul dialogo interreligioso con il mondo islamico, oltre che sulla questione della gestione umana dei migranti. Nel settembre del medesimo 2019 ci fu il quarto viaggio del Papa in Africa, questa volta in Mozambico, Madagascar e Mauritius, paesi colpiti in vario modo da cicloni e altri eventi drammatici, per testimoniare condivisione e per incoraggiare, un incoraggiamento che il papa continuò a tenere vivo anche dopo il suo ritorno a Roma. Infine, nel febbraio del 2023 Papa Francesco visitò la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan, due paesi martoriati da lunghe guerre civili e sfruttati da potenze straniere e da multinazionali interessate alle loro risorse naturali. In quella occasione il Papa ebbe a dire: “L’Africa non è una miniera da sfruttare o una terra da saccheggiare”! La visita in Sud Sudan fu di particolare impatto, perché papa Francesco la effettuò con l’arcivescovo anglicano di Canterbury Justin Welby e il moderatore della Chiesa di Scozia Iain Greenshields, per dare più forza alla richiesta di pacificazione, che già avevano lanciato insieme in un incontro in Vaticano nel 2019, in cui Papa Francesco si era inginocchiato a baciare i piedi dei politici del Sud Sudan che erano intervenuti.

    Quale postura dunque il papa ha tenuto con l’Africa? Una postura di affidamento di responsabilità nelle mani degli africani perché lavorino essi stessi alla soluzione dei loro problemi, con il grande appoggio della Chiesa cattolica, che si presenta ovunque come baluardo di fiducia nelle loro capacità di uscire dalle loro tare storiche. Da parte di chi, come il CEFA, lavora in Africa non va fatto mancare l’aiuto per la costruzione di istituzioni di pace e di collaborazione e per la condivisione della strada che porta ad uno sviluppo dei loro talenti umani. Questo approccio fortemente voluto da papa Francesco ha lanciato la presenza del cattolicesimo in Africa verso un futuro capace di importanti realizzazioni nel campo dell’auto promozione degli africani e della loro fraternità con il cattolicesimo mondiale. Il nostro augurio è che chiunque sia il successore di papa Francesco continui nella sua ecumenicità e apertura ai popoli emergenti, dai quali potrà venire linfa vitale per rinvigorire la cristianità impallidita e deperita nei luoghi in cui era stata creativa e dinamica.