Acquedotto di Kiirua – Kenya

    Acqua che continua a scorrere

    Tratto da Il CEFA e l’acquedotto di Kiirua, di Vera Zamagni

    Il CEFA inizia ad operare in Kenya alla fine degli anni ‘80, primi anni ‘90; il paese dell’Africa orientale è ricco di contraddizioni, in parte dovute alla conformazione del territorio: le lunghe catene montuose che lo attraversano portano a una varietà climatica che incide sulla distribuzione dell’acqua nel territorio, rendendo alcune zone desertiche o semidesertiche. In questo contesto, nel 1990, il CEFA inizia il suo intervento a Kiirua, una località rurale alle pendici del monte Kenya, a nord di Nairobi.

    L’area di Kiirua era una zona che soffriva particolarmente la carenza d’acqua: pioveva solo due volte l’anno, in primavera e in autunno; in quest’ultima stagione, però, la quantità di pioggia causava devastazioni.

    Nel 1988, Francesco Tosi e Marco Benassi, vicepresidente e direttore del CEFA di allora, iniziarono a consultarsi con altri missionari e volontari che avevano lavorato in progetti simili, tra cui Fratel Argese che in passato aveva lavorato ad un progetto simile.

    Noi non eravamo a conoscenza di questa urgenza, ma a questo punto non possiamo non occuparci della cosa e quindi, per non brancolare nel buio, dobbiamo innanzitutto rivolgerci a Lei, Fratel Argese, per sapere concretamente qual è la situazione dell’acqua a Kiirua, che cosa è necessario fare, quali interventi tecnici sono possibili e qual è l’intervento che Lei consiglia per risolvere questo problema. (estratto della lettera inviata da Benassi e Tosi a Fratel Argese)

    Nel 1990, il presidente del CEFA e fondatore, Giovanni Bersani, comunica al vescovo di Meru (un distretto dell’area) l’approvazione del progetto e l’arrivo di due volontarie infermiere professionali, Patrizia Farolini e Annarosa Bondioli, un esperto agricolo, Roberto Bonfiglioli e il geometra, Paolo Panini. Dopo un sopralluogo approfondito, al progetto iniziale, che comprendeva un solo dispensario, si aggiunse la necessità di fornire serbatoi per le abitazioni e aumentare il numero di serbatoi. 

    Per sopperire al bisogno di acque di tutte le comunità dell’area, che influiva sia sull’agricoltura che sulla salute, si ritenne necessario costruire un acquedotto, un’opera che all’epoca pareva impossibile da realizzare, attingendo al Kathita River.

    Tra agosto e settembre del 1991, si avviò una componente agricola e formativa del progetto, accompagnata da un supporto medico. Nei primi 4 anni, Patrizia Farolini rimase in loco come capo-progetto e si occupò, insieme a Annarosa Bondioli, di supporto alle infermiere locali. Per la componente agricola, venne coinvolto un gruppo di agricoltori locali, a cui venne fornita una formazione specifica per l’irrigazione goccia a goccia, adatta alle zone aride.

    Nell’estate del 1992, l’ingegner Giovanni Monini sviluppò il progetto esecutivo di un’opera imponente e funzionante completamente per gravità, che avrebbe fornito acqua a 16 comunità, con circa 5400 nuclei familiari e una popolazione di circa 30mila persone; l’opera comprendeva:

    • Opera di presa in cemento armato sul fiume 
    • Tubazione in acciaio 
    • Tunnel scavato a mano 
    • Impianto di sedimentazione
    • Rete di distribuzione di oltre 100 km
    • Serbatoi di accumulo

    La prima fase dei lavori cominciò nello stesso anno ed il coinvolgimento dei membri della comunità locale è stato chiave per mantenere alto l’entusiasmo. Costruire l’acquedotto insieme alle comunità locali era una prerogativa importante per tutti e tutte, ma comportò diverse difficoltà iniziali: l’area comprendeva 16 comunità di etnie diverse, spesso in conflitto tra loro proprio a causa dell’acqua.

    Nel 1997, 4 anni dopo l’inizio dei lavori, è stato allacciato il primo impianto locale di villaggio Machaka, inaugurato da Giovanni Bersani insieme all’ambasciatore italiano in Kenya Roberto Di Leo; da questo primo allaccio, nei successivi 10 anni, sono stati installati gli altri impianti, che hanno raggiunto le comunità più a valle nelle zone più aride. In questo processo, fondamentale è stato l’aiuto dell’ingegnere idraulico locale Julius Mutuma, che divenne Direttore Tecnico del progetto.

    Nel 1999 si concluse la prima fase del progetto e iniziò la seconda fase: la posa della tubazione. Questa fase fu rallentata dall’assenza di fondi, tanto da iniziare nel 2001; a gestire la seconda parte del progetto furono l’ingegnere Roberto Zanzucchi e l’ingegnera Lucia Costa. 

    Nella seconda fase, che durò fino al 2007, vennero installati i restanti sistemi idrici locali, così da raggiungere i 16 previsti, e vennero distribuite 30 latrine e 15 abbeveratoi tra le comunità locali. A questi impianti, si affiancò la costruzione di una palazzina di gestione dell’acquedotto, per renderla così totalmente autonoma, e un laboratorio mobile di analisi delle acque. Alla componente di costruzione pratica dell’impianto, si aggiunse la componente formativa: fu creato uno staff locale per la gestione dell’acquedotto, che partecipò a formazioni specifiche per il suo funzionamento e la manutenzione. La creazione di un comitato di gestione comportò la creazione di uno statuto coerente con la legislazione kenyota e un accordo che garantisse il mantenimento di prezzi bassi e accessibili per le comunità locali. 

    L’acqua che scorre tra Kenya e Italia

    Nel 2022, Morris Kirimi Mwiti, che si occupò dell’impatto sociale del progetto, fornì un report dettagliato a Marco Lorenzetti, coordinatore del progetto nel 2004. In questo stesso anno, a fine agosto, il presidente del CEFA Raoul Mosconi si è recato a Kiirua per visitare l’acquedotto e celebrare ciò che questo intervento rappresenta ancora oggi: sostenibilità e vita. Qualche mese dopo, a Bologna, Julius Mutuma partecipa all’evento Gente Strana, per celebrare i 50 anni del CEFA; in questa occasione racconta dei benefici che il progetto continua ad avere oggi, a distanza di oltre 25 anni.

    • 1988 Francesco Tosi e Marco Benassi consultano Fratel Argese per il progetto
    • 1990 avvio dei sopralluoghi
    • 1991 avvio componente agricola e formativa del progetto
    • 1992 sviluppo del progetto e prima fase dei lavori
    • 1997 inaugurazione impianto locale presso il villaggio Machaka
    • 1999 inizio seconda fase e posa tubature
    • 2007 conclusione dei lavori e avvio formazione di tecnici
    • 2022 missione di Raoul in Kenya e partecipazione a Gente Strana di Julius Mutuma

    “Rooge rookeja! È arrivata l’acqua! Nel 1997, per la prima volta, è stata aperta in un villaggio del Meru una fontanella che portava acqua corrente dalle pendici del Monte Kenya verso nord per decine di chilometri. Da quel giorno questo grido gioioso ha risuonato in tanti altri villaggi delle stesse regioni del Kenya. In una semplice frase zampillante risiede una svolta. Dove arriva l’acqua, arriva la vita, una nuova vita, un’occasione per determinare diversamente la propria storia, il proprio lavoro, la salute della propria famiglia. Questa è una storia fatta di sogni e di fango. Un sogno degli anni novanta, un ideale alto, obiettivi ambiziosi rimasti fino ad oggi per attraversare le tante difficoltà del cammino. E tanto lavoro progettando, scavando a mano nella terra, sporcandosi le mani tutti insieme per sentire davvero propria quest’opera enorme e preziosa. In Kenya CEFA ha realizzato insieme a tante e variegate comunità il Kathita Kiirua Water Project, un acquedotto alimentato interamente a gravità oggi gestito e condotto da una società locale, anch’essa nata con CEFA insieme all’infrastruttura, che continua a mantenere e sviluppare il sistema idraulico con nuove tratte che raggiungono nuovi villaggi, servendo circa 30.000 persone su un’area di più di 200 chilometri quadrati. In tutti questi anni siamo in tanti ad essere stati in diversi modi coinvolti in questo straordinario progetto, un intreccio di vite che fluisce e rimane per sempre legato a uno stile semplice e concreto di appartenere alla storia, tante persone come me, fatte di sogni e di fango, con la testa nel cielo e le mani sporche, toccate e arricchite dall’incontro con l’altro e per sempre grate.”

    Lucia Costa – Presidente Associazione Amici del CEFA

     “Prima di questo importantissimo intervento c’erano persone che camminavano fino a 30 km per andare a prendere l’acqua e tornare a casa. Oggi migliaia di famiglie, sono riuscite a cambiare positivamente la loro vita”.

    Julius Mutuma, amministratore dell’acquedotto – Gente Strana 2022

    Vedere da vicino i progetti realizzati lontano è uno dei modi migliori per conoscerli, condividerne i risultati e una parte del percorso necessario a realizzarli. Papa Francesco afferma che “per lo sviluppo della convivenza sociale e per individuare una via verso la pace”(E.G. 217 – 237) è più importante il tempo dello spazio. È nel tempo che si possono avviare i percorsi per il cambiamento e comprendere il valore dei progetti specialmente quelli di cooperazione allo sviluppo che hanno come principali  beneficiari le generazioni future. Sono 25 anni che gli abitanti di Kiirua, nella Regione del Meru a nord di Nairobi in Kenya, possono godere dell’acqua vicino alle loro case, per coltivare i campi e allevare il bestiame grazie al progetto Khatita Kiirua Water Project. Questo progetto è stato realizzato insieme al CEFA dalle comunità locali che, sebbene appartenenti a etnie diverse, hanno saputo collaborare per il bene comune costruendo e gestendo con metodo democratico questo acquedotto. Sono stati tanti nel tempo i finanziatori, le istituzioni e gli uomini e le donne che hanno contribuito alla realizzazione e al successo di questo progetto: vogliamo ringraziarli tutti. Il 27 agosto faremo memoria dell’attivazione del primo Sistema Idrico Locale e dell’apertura della prima fontanella a Kiirua.”

    Raoul Mosconi – presidente CEFA – missione in Kenya 2022