Insieme abbiamo portato acqua sicura e pulita a 10.000 persone
Portare l’acqua a 256 case sparpagliate sui monti del West Pokot significa immaginare 256 donne, ragazze e bambine che non dovranno più camminare chilometri e chilometri ogni giorno con 20 litri sulla schiena per avere un po’ d’acqua.
Questo progetto fin dall’inizio aveva dell’incredibile: arrivare a Klaan, a 3.000m e costruire un acquedotto di 30 km in una zona montuosa, irta e impervia, senza strade ma solo sentieri fangosi. Solo dei pazzi come noi avrebbero potuto immaginare di portare 43 km di tubi a mano e tonnellate di cemento a dorso d’asino fino alla sorgente e ai villaggi di Sombich, Mulmwat, Krich, Kahow, Psapai, Chepiwut; ma l’intera comunità ci ha aiutato. E alla fine ci siamo riusciti: abbiamo costruito 5 punti d’acqua, fontane, abbeveratoi, cisterne da 10.000 litri d’acqua, che significa che le 10.000 persone dei villaggi, soprattutto le donne e i bambini, ora avranno a disposizione acqua da bere, con cui cucinare, lavarsi, per coltivare il loro orto e dissetare il loro bestiame regolarmente.


West Pokot è una delle contee del Kenya che sta subendo i peggiori effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale. La siccità prolungata degli ultimi sei anni sta infliggendo gravi sofferenze alla popolazione locale, che non ha accesso diretto all’acqua, soprattutto sui bambini: in West Pokot 1 su 10 muore prima di aver compiuto i 5 anni. Non ci sono infrastrutture per la sua raccolta e distribuzione, e le fonti d’acqua disponibili per le comunità sono dei piccoli ruscelli in media distanti 2 ore a piedi da ogni villaggio.
La soluzione però c’era, e grazie anche a tutte e tutti voi, l’abbiamo realizzata. L’acqua a casa può cambiarti la vita. Può donarti il tempo che perdi ogni giorno per andare a riempire la tanica. Può donarti la bellezza di un giorno senza mal di schiena. Può darti tempo per andare a scuola. Può permetterti di avere il tuo orto e coltivare le tue verdure. Può donarti la serenità di pensare che i tuoi bambini ed il tuo bestiame potranno bere acqua pulita e non si ammaleranno. C’è così tanto dietro un semplice acquedotto.

Dopo un altro po’ di cammino siamo arrivati ad una seconda casetta, li vi erano una mamma, Damaris, con 4 bambini. Anche loro hanno ora un rubinetto nel loro giardino. Il piccolo mi ha anche fatto vedere come ha imparato a pulirsi la faccina direttamente da lì. Siamo andati poi a visitare un’altra casa dove una bimba di 7 anni teneva legata sulla schiena la sorellina. La bimba si chiama come me, Irene. Anche loro hanno un rubinetto lì adesso. Ora Irene ha molto più tempo, e col cuore spero abbia tempo di andare a scuola e di immaginare un futuro diverso. Mi ha detto che vorrebbe fare il mio lavoro, da grande.

Mi commuove ancora ripercorrere con la scrittura quella giornata, ripensare a quei volti, specialmente di donne e bambine. Quel giorno ho scritto sul mio diario di bordo: “Per più vita, per più acqua”. Perché a Klaan gli estremi di questa equazione si scambiano. Perché l’acqua tra queste montagne non è solo un bene o una risorsa. È qualunque altra cosa, è speranza, è futuro.
