Testimonianze

Un altro naufragio al largo della Tunisia: il commento di Andrea Tolomelli

3 Gennaio 2025

    A seguito dell’ennesimo naufragio nel Mediterraneo, che ha visto morire 27 persone, è d’obbligo domandarsi quale debba essere il ruolo della cooperazione internazionale, ma soprattutto quali le mancate soluzioni che, politicamente, continuano nel tempo.

    Andrea Tolomelli, responsabile dei progetti CEFA in Nord Africa, è stato invitato al podcast “Il Mondo alla Radio” per parlare di cooperazione allo sviluppo, fondi europei e Piano Mattei.

    Credo che la situazione economica sia in costante peggioramento, nel senso che molti fondi dell’UE li hanno comunque rifiutati perché sono vincolati ad una trattativa rispetto alla migrazione che non vuole partire. C’è una sorta di ritorno ad una forma di autarchia che però non ha molto senso di esistere perché mai come adesso stiamo vedendo un grandissimo numero di giovani, ragazzi e ragazze della Tunisia che vogliono andare via; è un po’ quello che è successo post rivoluzione, quando i primi ragazzi e ragazze che erano i fautori della rivoluzione dei Gelsomini, si sono resi conto che non ci sarebbero state possibilità ci fu una grande fuga di massa dalla Tunisia; adesso sta capitando più o meno lo stesso perché le condizioni economiche e lavorative sono oggettivamente in costante peggioramento.

    Teniamo conto che la Tunisia ha affari ed è ai confini con l’Algeria che è un po’ un buco nero a livello di informazioni di qualità della vita, poco si sa dell’Algeria. Dall’altro lato c’è la Libia con dei confini stra-porosi, e sappiamo bene che la Libia è un altro di quei paesi che ancora non ha chiaro esattamente chi governa e come governa; di conseguenza la Tunisia si pone lì in mezzo. L’altro paese nord africano che ha un ruolo in questo momento di prima fila è il Marocco, che però sta adottando politiche che sono completamente diverse dal resto del nord Africa. Quindi la Tunisia è isolata ed è per me è ancora poco comprensibile del come si sia l’Europa fatta sfuggire un’occasione come quella di avere un paese che, con una rivoluzione più o meno pacifica del 2011, una popolazione di 13 mln di abitanti, quindi parliamo di una popolazione otticamente piccola, non si sia stato in grado di accompagnare questa rivoluzione. Insomma, la situazione adesso sta diventando veramente complicata anche a livello di diritti umani, di diritti civili in Tunisia, quindi diciamo che tutte le conquiste della primavera araba sono andate definitivamente perse.

    Questa è una bella domanda, nel senso che sicuramente non c’è stato un intervento; allora per quanto riguarda l’aiuto il tema dell’aiuto sviluppo le faccio un esempio a livello della Commissione Europea, che non escono bandi per lo sviluppo che coinvolgano il settore delle ONG, che sappiamo essere più capillari, da due anni. È francamente incomprensibile con la Tunisia che ha avuto problemi con la siccità, teniamo conto che l’acqua è razionata e la luce anche, in alcune zone della Tunisia, per lunghi tratti di tempo. Nonostante questo, nonostante una disoccupazione crescente, un’inflazione crescente, problemi con l’approvvigionamento del grano, la questione energetica dell’Ucraina che ha coinvolto pesantemente la Tunisia, nonostante questo per due anni la Commissione Europea non ha emesso bandi a favore della Tunisia, proprio salvo qualcosa di bilaterale, quindi che coinvolgesse le grandi ONG. Questo sicuramente ha creato un problema. A livello di Italia, in realtà è inserita all’interno del Piano Mattei, anche se poi rispetto ai fondi per la cooperazione di aiuto allo sviluppo, si parla solo dei bandi ordinari, ad oggi. Si sta cercando di fare qualcosa nell’ottica del lavoro per creare condizioni lavorative, ma diciamo così, secondo me si va un po’ troppo a valle del problema; a monte del problema bisognerebbe fare un investimento serio sull’economia e le basi economiche del paese, che però partisse anche dal rispetto dei diritti civili, perché ad oggi essere un’associazione tunisina comunque è molto complicato

    Il CEFA dal 2012 lavora in Tunisia su dei percorsi e dei progetti che hanno lavorato su tematiche ambientali, di inserimento lavorativo, quindi creazione di posti di lavoro, e migrazione. Negli ultimi due anni il focus si è concentrato soprattutto sull’inserimento lavorativo dei giovani e delle giovani tunisini e tunisine, soprattutto in virtù della grande disoccupazione che è crescente in Tunisia, dell’insoddisfazione delle giovani tunisine e dei giovani tunisini, e quindi anche dell’esodo di massa che sta prosciugando il paese delle nuove generazioni. L’impegno del CEFA oggi è quello soprattutto di lavorare sull’inserimento lavorativo e creazione di piccole imprese che possano generare reddito e quindi, a cascata, anche lavoro in diverse aree del paese tunisino. In particolare si sta lavorando sul tema dell’inserimento lavorativo e creazione di impresa su tematiche ambientali, considerando che la Tunisia è un paese che sta soffrendo molto del cambiamento climatico e, quindi, delle perduranti siccità, grazie a un progetto finanziato da AICS, ma anche grazie ad altri progetti finanziati dalla regione Emilia Romagna, dalla Fondazione San Zeno, si cerca di lavorare sul sistema dei NEET, quindi tutte quelle ragazze e quei ragazzi che non cercano più lavoro e hanno abbandonato gli studi, ma lavoriamo altrettanto e da tanti anni, sia con finanziamenti privati che con finanziamenti francesi e tedeschi, per l’inserimento sociale e lavorativo dei migranti tunisini di ritorno, che hanno sperimentato la migrazione in Europa e sono tornati. Lavoriamo in campo agricolo per l’innovazione tecnologica che possa portare a migliorare la produttività agricola nelle campagne tunisine ed infine abbiamo un progetto che di fatto riguarda l’inserimento lavorativo e la creazione di impresa in ambito tessile nel governatorato di Sfax che è il governatorato più storico per quanto concerne la produzione tessile di cui la Tunisia è famosa, ma è anche il governatore in cui si concentra la più grande problematica di migrazione di partenza dalla Tunisia.

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